Patrick Mizumoto dipinge uomini nudi aggrappati agli scogli, abbandonati sulle rocce, durante la tempesta. I suoi quadri sono carichi di una forza emotiva interiore, celano sentimenti forti che l’artista ha provato e ha superato.
I quadri di Patrick sono delle metafore con quello che l’artista sta cercando di rappresentare e con quello che sta vivendo. L’abbandonarsi, il tenersi saldo per non lasciarsi andare totalmente sono abilmente rappresentati nelle pennellate di Patrick, in un contesto naturale sempre a contatto con il mare e con l’acqua, che a volte copre il volto e che solitamente esalta il corpo.
Non sempre dopo la tempesta c’è la calma o forse ci vuole tempo, per ritrovarla, soprattutto se si tratta di quella interiore.
Sono affascinato dal realismo fotografico dei tuoi quadri, me ne parli?
Direi che deriva sicuramente dalla mia passione e dal tentativo di catturare l’anatomia e la luce in modo accurato. È una vera sfida a essere onesti e penso che derivi solo dalla mia voglia di superarla! Faccio anche dei lavori tra l’astratto e il surrealismo per bilanciare la follia di provare a dipingere il realismo.
Mi parli del tuo processo creativo?
Sto cercando di onorare i sentimenti che provo. Che si tratti di un mio studio su un tizio nudo o di qualcosa basato sulla natura, è tutto profondamente emotivo quello che sto cercando di esprimere attraverso il mio lavoro. Inizio partendo dalla sensazione che sto cercando di trasmettere e da lì la traggo. Lo schizzo inizia e poi si passa alla pittura. Costruisco la maggior parte delle mie tele in modo da dedicare del tempo a farlo. Alcuni dipinti richiedono un giorno e alcuni mesi. In studio c’è un sacco di avanti e indietro con me stesso.
L’intenzione è quella di creare umilmente qualcosa con cui gli spettatori possono entrare in contatto e, si spera, considerare qualcosa di bello.
Parti da fotografie esistenti?
Cerco solitamente di restringere la posa e il soggetto in anticipo, ma sì, faccio foto di riferimento, soprattutto per le figure. Tendo a scattare mille foto e la metà delle volte quando le guardo ne vedo una che ispira un dipinto completamente diverso!
Il mare in tempesta mi ricorda quegli antichi dipinti con i velieri, hai presente? Perché hai scelto la tempesta? Cosa rappresenta per te?
Sono d’accordo, è un cliché da dire, ma provare a navigare nella vita a volte è come navigare in un mare in tempesta. Ho sempre vissuto vicino all’oceano, quindi l’acqua è uno stile di vita per me. È solo un riflesso perfetto di pace e caos. Può essere frizzante e calmo o furioso e caotico.
Usare l’oceano come metafora della vita è appropriato, specialmente quando sto cercando di esprimere il tumulto emotivo.
C’è sempre la calma dopo la tempesta?
No! Ha ha, le conseguenze possono sicuramente richiedere tempo per riprendersi. Voglio dire, c’è una calma che arriva, ma a volte ci vuole un po’ per tornare alla quiete.
Chi sono quei corpi nudi di uomini abbandonati sugli scogli?
Vengono scartati ma non per sempre.
Si tratta di vulnerabilità e trovare connessione. Sì, le figure sono nude, ma si tratta più di essere vulnerabili e nudi emotivamente per guarire noi stessi.
Penso che farlo in natura sia ovviamente una connessione molto primordiale, quindi ho voluto rappresentare queste figure in quell’atto. Anche le rocce sono metafore per aggrapparsi a qualcosa di solido quando tutto il resto della vita sembra scivolare via.
Cosa ami di più del corpo maschile?
Troppe cose da elencare! Ma amo tutti i tipi di corpo. Gran parte del mio lavoro si è concentrato su un fisico più in forma, ma non è con l’intenzione di ritrarre un maschio idealizzato. Viene più dall’apprezzamento di un corpo in forma e forte. Ho avuto le mie lotte e le mie insicurezze con il mio corpo per tutta la vita e apprezzo qualcuno che si è spinto a trasformarsi, è bello e sexy.
Quali sentimenti speri di comunicare con i tuoi dipinti quando dipingi?
Non sono sempre questo ragazzo totalmente triste, ma la maggior parte delle volte la pittura viene da un luogo emotivamente profondo per me. Ho difficoltà a dipingere a cuor leggero anche se il dipinto stesso non lo raffigura. Ma l’atto di dipingere non è triste. È solo il mio modo d’incanalare tutto questo.
Penso che la tristezza, il dolore, il desiderio tutto possa essere bello se canalizzato nei modi giusti. Spero che ciò emerga nel mio lavoro, che lo spettatore possa sentire l’emozione che ci sto mettendo dentro e connettersi con essa.
Trovo nei tuoi lavori un sentimento erotico e di abbandono, quando l’erotismo è importante per te?
Sì certo. Trascorro molto tempo da solo, nel mio studio o in escursioni nella natura o in riva al mare. Quindi tendo a dipingere molte figure solitarie che lo riflettono. C’è un livello di sensualità ed erotismo che arriva intrinsecamente con una forma nuda.
C’è un erotismo nell’essere nudi fisicamente e anche emotivamente, quindi sto cercando di trovare l’equilibrio nel raffigurarlo in ogni dipinto. A volte si tratta più di spingere l’erotismo quando ci si concentra maggiormente sugli aspetti fisici, come un bel sedere o una schiena, e a volte ti allontani da quello quando si tratta di quali sentimenti si trovano all’interno di quel corpo.
Cosa trovano questi uomini che hai ritratto una volta che si svegliano e si alzano dagli scogli secondo te?
Si spera che siano instillati con un senso di rinnovamento. Mi piacerebbe pensare a qualunque cosa a cui si siano aggrappati emotivamente, il tempo speso per connettersi a esso e comprenderlo li abbia aiutati a guarire il loro vuoto interiore. Mi piacerebbe anche sperare che ci sia molto divertimento, avventura e amore che li aspettano quando si rialzano.
Quando hai capito che volevi diventare un pittore?
Dipingere e disegnare mi è venuto naturale sin dalla nascita, è sempre stato il mio modo di evadere, confrontarmi, esprimermi e comunicare. Ne sono semplicemente ossessionato da sempre e si è evoluto naturalmente in quello che faccio oggi. Non c’è mai stato un momento in cui ho capito di voler diventare un pittore, solo quei momenti in cui mi sono spinto a diventare un pittore migliore!